Introduzione
Le forti trasformazioni sociali ed economiche dell’ultimo secolo hanno modificato il ruolo dell’agri- coltore moderno e l’architettura del paesaggio agricolo nel mondo (Ploeg 2008). L’introduzione di innovazioni come meccanizzazione, nuove varietà di piante e nuove tecnologie per il loro allevamen- to, fertilizzanti, regolatori della crescita e pesticidi. . . ha consentito lo sfruttamento di aree coltivabili più estese, la drastica riduzione delle ore di lavoro necessarie alla coltivazione, la diminuizione dei costi di manodopera, l’aumento delle rese per ettaro e l’incremento dei flussi energetici e di massa nella biosfera (Constable e Somerville 2003; Smith et al. 2007; Pimentel et al. 2004).
Nelle zone in forte pendenza, la meccanizzazione è difficile o impossibile: il vincolo morfologico non ha permesso a questi territori di beneficiare della riduzione dei costi di manodopera rispetto alle zone pianeggianti. Il paesaggio agricolo è composto da piccoli appezzamenti, spesso terrazzati per frenare l’erosione del suolo, di difficile accesso e con un forte rischio di abbandono dell’attività a causa della forte concorrenza praticata dai produttori di pianura, inasprita dalla globalizzazione dei mercati. Nel tempo, quindi si è assistitito ad un aumento delle aree coltivate nelle zone di pianura e ad una contrazione delle superfici o al loro completo abbandono nelle zone in forte pendenza. A causa di queste condizioni di lavoro svantaggiate, la Comunità europea, attraverso la Politica Agricola Comune (PAC), ha sostenuto economicamente l’attività e le produzioni agricole di montagna.
Nel caso della viticoltura, i vitigni di montagna o in forte pendenza hanno una lunghissima tradizione viticola e conservano una fortissima identità territoriale. Per esempio, la Valle del Douro (PT), Lavaux (CH) o le Cinque Terre (IT), rappresentano paesaggi vitati millenari e per via della loro incomparabile bellezza e fragilità sono stati iscritti alla lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Al di là dei fattori estetici, alcune viticolture di montagna sono spesso conosciute come viticolture eroiche a causa delle condizioni di lavoro estremamente difficili. Il Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana (CERVIM)
ha fissato i criteri identificativi della viticoltura eroica ed ha stilato la lista delle zone viticole di montagna, terrazzate e in forte pendenza d’Europa. Recentemente, Delay e Zottele (2012b) hanno proposto un sistema di identificazione automatico delle zone terrazzate, basato su Sistemi Informativi Geografici (GIS), che potesse discriminare zone a maggiore o minore “eroicità” poiché il paesaggio di montagna e l’eroicità sono un fortissmo vettore per il marketing dei prodotti e del turismo locale (Delay e Zottele 2012a). Recentemente, infatti, Tempesta et al. (2010) hanno quantificato l’importanza del paesaggio come strumento per la valorizzazione economica delle produzioni vitivinicole nelle aree montane e collinari.
Sebbene il clima giochi un ruolo fondamentale in viticoltura, l’effetto che il cambiamento climatico in atto potrebbe avere sulle zone viticole è un tema attualmente dibattuto (Hannah et al. 2013a; Leeuwen et al. 2013; Hannah et al. 2013b). Ad esempio, l’interesse per la coltivazione dei vigneti in quota è cresciuto per effetto di considerazioni di carattere agronomico legate alla mitagazione degli impatti del mutamento climatico. In alcune zone “storicamente vocate” di fondovalle si assiste ad un anticipo della maturazione dell’uva e ad un aumento del contenuto zuccherino degli acini ed alcuni viticoltori stanno innalzando il limite altitudinale dei vigneti per assicurare quelle combinazioni di caratteristiche organolettiche che vengono ritrovate con il clima di montagna (Caffarra e Eccel 2011). Ad esempio, alcune cooperative vitivinicole trentine (IT) stanno già intraprendendo delle iniziative per remunerare maggiormente l’uva prodotta al di sopra dei 400 m s.l.m. favorendo, inoltre, pratiche gestionali a basso impatto ambientale.
Per gli autori, il caso della viticoltura trentina risulta di particolare interesse in quanto coesistono entrambi i modelli di paesaggio finora descritti: una viticoltura di fondovalle meccanizzata e una viticoltura eroica sui pendii collinari e montani che si sviluppa sia lungo le vallate (val di Cembra e dell’Adige), sia in piccoli appezzamenti che hanno resistito al progressivo abbandono ed al conseguente rimboschimento (Valsugana). L’emergenza dei due differenti contesti viticoli, in equilibrio dinamico, è il risultato dell’interazione di diversi fattori e quelli che influenzano l’attitudine dei viticoltori a mantenere l’attività produttiva in zone a forte pendenza , giocano un ruolo fondamentale nella dinamica di un paesaggio che sembrerebbe, a prima vista, poco competitivo rispetto al fondovalle (Marchesoni 2010).
Questo lavoro ha l’obiettivo di utilizzare delle semplici ipotesi riguardo la strutturazione del paesaggio per sviluppare un primo modello parsimonioso che simuli l’evoluzione del paesaggio vitato trentino attraverso l’analisi dell’interazione nello spazio-tempo dei fattori ambientali, econo- mici ed umani fatta l’ipotesi che nessuno di questi fattori è la causa principale che ha determinato l’evoluzione del paesaggio verso la configurazione attuale.
Materiali e metodi
Descrizione del modello
Scopo
Si propone un modello di evoluzione del paesaggio vitato che descriva i processi di scelta dei viticoltori di occupare o di abbandonare gli appezzamenti in base ai differenti benefici legati alla posizione dei fondi. I viticoltori di fondovalle hanno costi di gestione del vigneto minori, quelli in pendenza producono in un contesto a maggiore identità territoriale e, teoricamente, con impatti da cambiamento climatico mitigati. Si utilizzerà un territorio virtuale, con il fondovalle adiacente alle zone in pendenza, per verificare la plausibilità di questo modello concettuale nel descrivere le dinamiche paesaggistiche evidenti nel caso trentino.
Modelli multiagente
L’occupazione o l’abbandono del territorio da parte delle attività umane è un processo dinamico la cui descrizione dovrebbe tenere in considerazione i processi che influenzano i vari sistemi che agiscono su di esso (agenti) e che compongono, in questo caso, il paesaggio vitato (ambiente). Un modello che descriva e predica le dinamiche di evoluzione del pasaggio dovrebbe descrivere il comportamento e l’aleatorietà dei processi decisionali del viticoltore sotto l’influenza di molteplici forzanti esterne. L’ambiente, gli agenti e le loro interazioni sono un sistema complesso perché le varie entità che lo compongono si influenzano le une con le altre ed il comportamento delle forzanti sul sistema può cambiare, in entrambe le direzioni, con il cambiare delle relazioni tra gli elementi che costituiscono l’ambiente (Batty 2012; Kubera et al. 2010).
Un sistema complesso può essere descritto e simulato attraverso un sistema multiagente (Agent Based Modelling, ABM). Attraverso opportune semplificazioni possono essere descritte le emer- genze di schemi spaziali e temporali (pattern) e di comportamenti (behaviour) simili per gruppi di individui o per porzioni di ambiente. Nel dettaglio, i modelli ABM permettono una disaggregazione dei sistemi coinvolti in componenti individuali a cui possono essere associate regole e attributi costanti o variabili nel tempo. Lo scopo delle simulazioni ABM è quello di valutare l’impatto delle entità individuali sull’ambiente simulando le azioni dei singoli agenti e misurando il com- portamento dell’intero sistema nel tempo (Bonabeau 2002). Più in generale, gli ABM consentono quella disaggregazione delle singole componenti difficilmente realizzabili in un GIS. Le regole, i comportamenti, le relazioni tra gli agenti e tra gli agenti e l’ambiente sono derivabili dalla letteratura scientifica (quando esiste), dall’esperienza di esperti nel settore e dall’analisi di dati raccolti. Per una trattazione approfondita dei sistemi ABM si rimanda a Macal e North (2011) e Crooks e Heppenstall (2012).
Sebbene gli ABM siano molto utilizzati in ambito socio-economico (Topa 2001), nell’ambito ambientale (Matthews et al. 2007) nella pianificazione urbana (Torrens 2006) e nei trasporti a macro e microscala (Beuck et al. 2008; Haklay et al. 2001), gli ABM sviluppati nell’ambito della viticoltura sono ancora pochi. Recentemente sono stati proposti ABM orientati alla dinamica del paesaggio vitato nell’ambito del mutamento climatico (Delay, Zottele et al. 2013) e in quello socio-economico (Delay, Bourgoin et al. 2013).
Variabili di stato e grandezze scala
La variabile di stato utilizzata nel modello è legata al beneficio medio che un viticoltore trae dal coltivare i suoi appezzamenti. Il motivo che spinge l’agente a continuare la sua attività, ed eventualmente ad espandere la superficie coltivata, è descritta attraverso una funzione di utilità, variabile nel tempo, che tiene in conto dei benefici derivanti dal numero ed alla posizione degli appezzamenti. Per quelli in fondovalle il beneficio risiede nei minori costi di gestione del vigneto dovuti alla possibilità di meccanizzare le pratiche agronomiche. Per gli appezzamenti in pendenza il beneficio risede nel potere legare la propria produzione ad un paesaggio a forte identità territoriale (Tempesta 2012), e con una mitigazione dell’impatto dei cambiamenti climatici.
Nel modello qui proposto si utilizza un territorio virtuale semplificato, l’ambiente, composto da una griglia di 2002 celle quadrate che rappresenta il vigneto di superficie media. Un quarto del territorio è pianeggiante, mentre la parte restante ha pendenza δ = 45 ◦ e simula la viticoltura in forte pendenza. La scala temporale dipende dal periodo in cui, mediamente, i viticoltori accumulano un capitale sufficiente per acquistare o affittare nuovi appezzamenti e quindi non coincide con la singola stagione agraria.
Descrizione del processo
In questo lavoro si parte dal presupposto che la scelta dei viticoltori (agenti) di occupare o di abbandonare una porzione di territorio influenzi il paesaggio e che il paesaggio stesso, a causa della sua morfologia, influenzi: a)la possibilità del viticoltore di ottenere una remunerazione sufficiente per consentirgli di continuare la sua attività e b)la decisione del viticoltore di espandersi o di abbandonare gli appezzamenti. Si tratta di un meccanismo di feedback reciproco. Il comportamento dei viticoltori viene descritto attraverso una funzione di utilità che considera i differenti benefici di operare in fondovalle o in paesaggi in pendenza. In generale un viticoltore si espanderà scegliendo di occupare nuovi appezzamenti nelle vicinanze degli apezzamenti che coltiva. Nel caso in cui un viticoltore non superi una determinata soglia di beneficio non solo non si espanderà, ma abbandonarà un appezzamento.
Modello concettuale
Principi fondamentali
Il modello parsimonio viene descritto dalla funzione di utilità (eq.1) che descrive il comportamento dinamico degli agenti (Kennedy 2012). Nell’ambiente operano nv agenti identificati dall’indice j. Ogni agente coltiva n appezzamenti, indicati dall’indice i.
Per il j-esmo agricoltore, Tc rappresenta un costo totali medio di attività, Tg è un guadagno medio derivante dall’attività e Tr è un beneficio medio legato al fatto di possedere appezzamenti in un paesaggio con una maggiore identità territoriale. Di seguito Tr sarà indicato come resistenza.
I tre termini della funzione di utilità sono descritti nell’equazione (2) e un modello per la resistenza è proposto nell’equazione (3). z rappresenta la quota dell’appezzamento: in questo modo gli appezzamenti più alti hanno un valore di resistenza maggiore che ne compensa la teorica antieconomicità se valutati in base ad un modello di agricoltura imprenditoriale, concetto descritto descritto da Ploeg (2008). Gli appezzamenti di fondovalle (z = zmin) hanno un valore di resistenza nullo.
Attraverso l’equazione 4 si è tenuto conto dei differenti costi di gestione tra viticolura di fondovalle e viticoltura in pendenza basandosi su dati ottenuti da Lang et al. (2004).
Nel modello proposto, infine, si è posto α + β = 1, con 0 < α ≤ 1.
Dinamiche e schemi emergenti
Il modello dovrebbe simulare l’emergenza nel paesaggio di schemi temporali (incremento o decre- mento del numero di viticoltori) e spaziali (occupazione e abbandono di teritorio, movimenti verso il fondovalle e viceversa) attraverso l’aggiornamento nel tempo dei benefici totali degli agricoltori come definiti nell’equazione 1.
Per studiare le dinamiche nel tempo del consumo/abbandono di territorio si utilzzano due grandezze LUʄ , uso del suolo agricolo di fondovalle e LUm, uso del suolo agricolo nel contesto eroico, come definite dall’equazione 5, dove Nʄ e Nm sono il numero totale di celle in fondovalle e in pendenza.
Strategie
Durante la simulazione si ipotizza che il j-esimo viticoltore si espanda scegliendo di occupare una delle celle libere nelle vicinanze dei suoi appezzamenti, in un raggio 1 ≤ Rp ≤ 10, definito raggio paesaggistico di interesse. Tra le celle disponibili il viticoltore sceglierà quella che ha il valore r maggiore, modificando di conseguenza il valore del proprio Tr,j . Si definisce 0 < Fu < 1, soglia di utilità, la variabile che decrive l’attitudine del viticoltore ad abbandonare un appezzamento qualora ʄu,j(t) < Fu. Tra tutti gli appezzamenti verrà abbandonato quello a resistenza più bassa e un viticoltore verrà eliminato dalla simulazione quando non possiede più appezzamenti.
Interazione
Non è prevista alcuna interazione diretta tra gli agenti. L’ambiente influenza il valore della funzione di utilità nel tempo ed i viticoltori entrano in competizione per il territorio poiché un agente non può occupare una cella già posseduta da un altro agente. Il valore di Rp, permette una maggiore libertà al viticoltore di espandersi aumentando la probabilità degli agenti di trovare celle libere attorno ai propri appezzamenti. La strategia d’azione degli agenti è quella di occupare una delle celle con il valore maggiore di resistenza tra quelle disponibili, o di abbandonare uno dei propri appezzamenti scegliendo tra quelli a resistenza minima.
Aleatorietà
Per ogni simulazione le posizioni dei viticoltori sono assegnate in maniera casuale. A d ogni viticoltore vengono assegnati un numero casuale di appezzamenti collocati casualmente nell’ambiente. La scelta delle celle da occupare o da abbandonare viene effettuata in maniera casuale soddisfacendo i requisiti di massima/minima resistenza.
Osservazioni
Per verificare la plausibilità del modello proposto si sono confrontati i risulati delle simulazioni del modello con dati provenienti da archivi fotografici, confrontati con la situazione del paesaggio viticolo attuale. Si è fatto particolare riferimento ai dati raccolti da Marchesoni (2010).
Specifiche
Inizializzazione
All’inizio di ogni simulazione (t = 0) vengono casualmente posizionati nel territorio virtuale un numero viticoltori nv = 100. Ad ogni j-esimo viticoltore vengono casualmente assegnati 1 ≤ n ≤ 25 di appezzamenti (identificati dal pedice i). Dato che il processo di posizionamento degli appezzamenti è stocastico, si hanno tre possibili tipologie di viticoltori: a) viticoltori puramente di fondovalle i cui benefici risiedono nei minori costi di meccanizzazione, b) viticoltori puramente di montagna che operano in un contesto paesaggistico a forte identità, c) viticoltori misti che possiedono sia appezzamenti in pianura, sia in pendenza. I n figura 1 sono mostrate due esempi di configurazione iniziale degli agenti nell’ambiente.
Input
Nessun dato di input è necessario per l’esecuzione delle simulazioni.
Software utilizzati
Il modello è stato formalizzato in NetLogo 5.0.4 (Wilensky 1999; Tisue e Wilensky 2004), il dominio dell spazio dei parametri (behaviourspace) è descritto in tabella 1. Per tenere in conto dell’aleatorietà dei processi di simulazione e della conseguente variabilità dei processi emergenti, ogni configurazione dei parametri è stata replicata 10 volte per un numero totale di 23100 simulazioni come suggerito da Epstein (2006). Per l’analisi dei risultati si è utilizzato il software statistico R 3.0.2 (R Core Team 2013; Dowle et al. 2013; Wickham 2007, 2009).
Risultati e discussione
L’emergenza di schemi spaziotemporali che influenzano la strutturazione del paesaggio verrà decritta in termini di: a) numero di viticoltori che ’sopravvivono’ alle forzanti introdotte nel modello (eq. 1) e b) l’evoluzione del paesaggio nel tempo in fondovalle e in pianura (eq. 5).
Influenza dei parametri di modello sull’evoluzione del paesaggio
Vengono mostrati alcuni esiti delle simulazioni per descrivere la sensibilità del modello rispetto ai parametri esplorati.
In figura 2 gli appezzamenti (punti) sono stati colorati differentemente in base al viticoltore che li coltiva. I viticoltori (cerchi) sono stati colorati in funzione del loro valore di beneficio paesaggistico: quando Trè massimo il vitcoltore è colorato di bianco, quando Tr = 0, puro beneficio di meccanizzazione, il viticoltore è colorato di nero. Valori intermedi assumono le tonalità del rosso.
Parametri fissati, evoluzione temporale
Ogni combinazione del behaviourspace influenza il comportamento degli agenti nel tempo al modificarsi del valore della funzione di utilità. Per le tre figure 2a- 2c, la soglia di utilità è relativamente alta (Fu = 0.75) e nel tempo si nota a) una contrazione del paesaggio a quota più elevata (non visibile chiaramente in figura); b) una colonizzazione della montagna da parte dei viticoltori di pianura (Rp = 5) che incrementano velocemente i loro benefici paesaggistici (il colore dei viticoltori diventa sempre più chiaro) grazie ad un valore di α = 0.2; c) i viticoltori che producono alle quote più alte, invece, sono costretti all’abbandono: a t = 25, 8 viticoltori di montagna hanno perso tutti i loro appezzamenti (non visibile chiaramente in figura).
Tempo fissato, parametri variabili
Nelle figure 2d- 2f si ossevano tre differenti combinazioni dei parametri nello stesso istante temporale t=15. Ad esempio, in figura 2d, fissando una soglia di utilità bassa e quindi stimolando la propensione dei viticoltori ad espandersi, ipotizzando bassi benefici dovuti alla meccanizzazione (e quindi un’alta resistenza) ed un raggio paesaggistico basso, si nota una spiccata tendenza alla segregazione dei viticoltori nelle tre categorie caratteristiche e solamente alcuni viticoltori di pianura si espandono nel territorio in pendenza adiacente al fondovalle.
In figura 2f, viene, invece, impostata un’alta propensione a cercare appezzamenti lontani da quelli coltivati, una bassa propensione all’abbandono ed un’alto beneficio dovuto alla meccanizzazione (e quindi basso beneficio dovuto alla resistenza): i viticoltori di pianura tendono ad espandere la propria attività anche nelle zone “eroiche”. Di contro, con questa configurazione di parametri, si assiste ad una spiccata riduzione del numero di viticoltori di montagna (nv = 86, figura 2f).
Fenomeni emergenti
In generale, il numero dei viticoltori attivi nel contesto della viticoltura eroica è un indicatore della stabilità del paesaggistica: il viticoltore non solo coltiva e produce, ma mantiene nel tempo la struttura tradizionale del paesaggio attraverso la manutenzione, per esempio, dei muri di sostegno dei terrazzamenti e quindi limitando l’erosione del suolo.
Qualora, all’inizio delle simulazioni, si verifichi un forte un abbandono degli appezzamenti nella parte di territorio a quota elevata, la perdita paesaggistica risulta recuperabile solamente se si ipotizzano valori alti del raggio paesaggistico di interesse che fanno emergergere, tra l’altro, il comportamento del viticoltore “di montagna” che occupa appezzamenti nel fondovalle beneficiando, da quel momento in poi, dei minori costi di gestione. I risulati delle simulazioni, riportati in figura3, mostrano che un valore di Rp < 5 decrementa sensibilmente il valore mediano del numero viticoltori, mentre valori più alti hanno un effetto stabilizzante sul numero mediano dei viticoltori attivi: è importante per il mantenimento del paesaggio che il viticoltore possa raggiungere (per occuparli) appezzamenti distanti da quelli già coltivati. D’altro canto, in territori a forte pendenza diventa cruciale l’accessibilità ai fondi coltivati: i valori di raggio paesaggistico di interesse possono mantenersi alti solamente se esiste un’efficiente manutenzione e pianificazione della viabilità rurale. In Trentino questo aspetto è spesso delegato ai Consorzi di Miglioramento Fondiario che giocano conseguentemente un ruolo fondamentale nel mantenimento del paesaggio viticolo eroico. Qualora grosse porzioni di terreno coltivato montano venissero abbandonate verrebbe conseguentemente abbandonata anche la manutenzione della viabilità interpoderale e di conseguenza il paesaggio agrario sarebbe recuperabile con maggiori difficoltà.
Il termine α modifica i rapporti tra benefici di meccanizzazione e benefici paesaggistici ed ha una forte influenza sul numero di viticoltori attivi. Quando α < 0.3, con Rp e Fu favorevoli ai viticoltori, entrambe le viticolture possono espandersi (Fig. 4). Per α ≥ 0.5 i benefici della meccanizzazione diventano preponderanti e si assiste ad una tendenza all’abbandono degli appezzamenti in pendenza. Ciononostante, il valore mediano di suolo coltivato in pianura rimane tendenzialmente stabile: un valore di α troppo elevato comporterebbe l’abbandono dell’attività dei viticoltori di tipologia mista e di montagna e gli appezzamenti più in quota non potrebbero essere occupati dai viticoltori di pianura a meno di non potere usufruire di Rp elevati.
Infine, le simulazioni dimostrano che possono resistere delle porzioni di territorio vitato in pendenza anche quando la viticoltura di montagna è fortemente svantaggiata rispetto a quella di fondovalle. La conferma dell’emergenza di questo fenomeno nelle simulazioni è desumibile da quanto rilevato da CERVIM e dalla documentazione riguardo l’evoluzione del paesaggio in Valsugana, riportato da Marchesoni (2010). Un esempio è presentato in figura 5. Analogamente ad α, la soglia di utilità Fu ha un fortissimo effetto sul numero di viticoltori attivi. Per Fu ≥ 0.3 il numero di viticoltori attivi diminuisce e per Fu > 0.5 la riduzione supera il 70%.
Legittimazione del modello
La plausibilità del modello e dei suoi risultati è stata discussa con viticoltori, tecnici ed un agro- nomo. Durante la discussione, il modello è stato compreso ed accettato solo successivamente alla discussione dei risultati. È dunque emerso come α può comprendere tutta una serie di contributi (monetizzabili o meno) che hanno sostenuto l’attività del viticoltore in un contesto difficile. Ad esempio sono stati citati gli aiuti economici erogati per ricostruire periodicamente i muri di sostegno dei terrazzamenti crollati durante le pioggie primaverili ed autunnali. Inoltre sono emerse due strategie per ridurre la soglia d’utilità e quindi permettere un mantenimento del paesaggio vitato. La prima è rappresentata dall’attività di viticoltura part-time per quei viticoltori che non dispongono di superfici di proprietà o in affitto sufficientemente estese da garantire un reddito soddisfacente. Inoltre, la presenza di cantine sociali, solleva questa tipologia di viticoltori dal maggiore impegno lavorativo post-vendemmia e dal rischio imprenditoriale. Ciò è in linea con quanto emerso già nel lavoro di Delay, Bourgoin et al. (2013). Una modalità più recente per ridurre la soglia di utilità è l’integrazione dell’attività del viticoltore/agricoltore con l’attività turistica rurale, sia direttamente (ad esempio investendo nella realizzazione di agriturismi) o indirettamente (circuiti di vendita a chilometro zero). Attività di questo tipo possono anch’esse beneficiare di un paesaggio peculiare come quello della viticoltura eroica (Tempesta 2012).
Conclusioni
Si è presentato un modello parsimonioso per la descrizione delle dinamiche di evoluzione dei paesaggi vitati di fondovalle ed in pendenza. Per descrivere queste dinamiche, influenzate sia dalla morfologia del terreni, sia dalle scelte individuali dei viticoltori si è fatto uso di simulazioni multiagente ed utilizzato un territorio virtuale. Il modello considera i benefici legati alla possibilità di meccanizzare nel fondovalle e dei benefici dovuti alla possibilità di associare il proprio prodotto ad un paesaggio a forte componente identitaria (Tempesta et al. 2010; Tempesta 2012) e con una potenziale riduzione degli impatti idel cambiamento climatico sualla qualità delle proprie produzioni.
Nonostante la semplicità del modello proposto, le simulazioni hanno mostrato l’emergenza di pattern spaziotemporali plausibili per un gruppo composto da viticoltori, tecnici ed un agronomo ed in linea con le evidenze desunte da alcuni archivi fotografici. Dall’interpretazione de risultati delle simulazioni è emerso:
a) che il raggio paesaggistico d’interesse Rp, possa essere legato all’accessibilità dei fondi e quindi all’importanza della variabilità rurale nel contesto del mantenimento della viticoltura eroica;
b) come i sostegni economici erogati ai viticoltori di montagna, β = 1 − α, abbiano giocato un ruolo fondamentale per evitare l’abbandono di porzioni di paesaggio viticolo terrazzato;
c) che le dinamiche di espansione/abbandono di territorio ed il numero dei viticoltori attivi siano influenzati dal rapporto reciproco tra i due tipi di benefici;
d) l’emergenza di alcuni comportamenti messi in atto dai viticoltori per abbassare las soglia di utilità Fu mantenere nel tempo un’attività viticola di lunga tradizione nonostante il con- testo morfologicamente svantaggiato e forzato da un mercato globalizzato con una forte concorrenza sui prezzi dei prodotti (Ploeg 2008);
e) che la viticoltura eroica possa resistere, anche se molto limitata, anche in condizioni estrema- mente svantaggiate e che quindi sia plausibile considerare i benefici paesaggistici come un elemento che contribuisce alla resistenza dei territori vitati di montagna.
Gli autori si augurano che il modello possa essere migliorato, in futuro, introducendo una descrizione più precisa dei vari benefici utilizzati nel modello. Ovviamente ciò dovrebbe com- portare un approccio multidisciplinare per la formalizzazione del modello , una verifica continua della plausibilità dei risultati ottenuti con le simulazioni ed un’ulteriore validazione dei risulati ottenuti. Meriterebbe un approfondimento futuro considerare l’eventualità che un viticoltore possa convertire una serie di appezzamenti adiacenti e terrazzati in un unico grande fondo meccanizzabile destrutturando il paesaggio terrazzato preesistente e introducendo un elemento di discontinuità paesaggistica. Questa evoluzione del paesaggio, non necessariamente negativa, potrebbe rappresen- tare una opportunità per gli appezzamenti marginali (e maggiormente eroici) di ampliare le strade interpoderali e creare nuovi collegamenti migliorando quindi l’accessibilità ai fondi. Un esempio di questo processo di evoluzione del paesaggio è presentato in figura 6.
Ringraziamenti
Gli autori ringraziano Daniele Andreis, Giulio e Marcello Bortolini, Danilo Caset, Stefano Corradini, Davide Ferrari, Antonio Patton, Giorgio de Ros, Melissa Scommegna e Giambattista Toller per le critiche costruttive al modello ed ai risultati ottenuti e per avere indicato fonti bibliografiche, spunti di approfondimento e casi di studio.